Dati inediti da Rapporto Apprendistato 2017

  • Dopo 10 anni è occupato regolarmente il 76% degli apprendisti, quasi la metà con contratto a tempo indeterminato
  • + 32% gli avviamenti nel 2016 con picco nel Mezzogiorno (+66,5%)
  • Tornano le imprese artigiane

Verona 30/11/2017.   A distanza di dieci anni dall’inizio dell’apprendistato, il 76,4% dei lavoratori svolge ancora un’attività lavorativa, circa la metà (46,3%) con contratto a tempo indeterminato (l’8% con la stessa azienda con cui ha iniziato da apprendista).

È quanto emerge dal 17° Rapporto sull’apprendistato, che viene presentato oggi a Verona nell’ambito del Job & Orienta 2017 da Paola Nicastro, Direttore Generale dell’Inapp (Istituto Nazionale per l’Analisi delle Politiche Pubbliche). L’analisi longitudinale è stata effettuata su dati Inps verificando la situazione lavorativa nel 2015 della generazione di apprendisti che erano stati assunti nel 2005.

Il 10,7% degli apprendisti dopo dieci anni ha un’attività di lavoro autonomo o parasubordinato, il 2,3% ha lavorato nel 2015 con voucher e lo 0,6% risulta iscritto ad una Cassa professionale (avvocato, notaio, commercialista, ecc.).

Anno: si intende l’anno di assunzione in apprendistato.     Fonte: Inps – archivi amministrativi

Il 23,6% risulta non più attivo. Una parte di essi (2,1%) è costituita da persone che percepiscono un ammortizzatore sociale (cassa integrazione, ASpI, NASpI, mobilità), mentre il 20,7% si trova nella condizione di silente (ovvero, nel 2015 non risulta in alcuno degli archivi Inps).

In definitiva un apprendista su cinque a distanza di dieci anni si trova in una condizione di non lavoro (regolare) e non beneficiario di prestazioni.

Si può notare un quadro generalmente più negativo per le femmine, nel senso che la quota di neo-apprendisti 2005 di genere femminile che, a distanza di dieci anni, si trovano nella condizione di lavoratore attivo è pari al 73,2%, ben 5,5 punti in meno rispetto ai maschi. Nella condizione di silente la quota delle femmine è pari al 26,8%, in questo caso 5,5 punti in più rispetto ai maschi.

 

L’inversione di rotta del 2016

Nel 2016 aumenta del 32% rispetto all’anno precedente il numero di neoassunti in apprendistato, per un valore pari a 234.461 individui. È una netta inversione di tendenza rispetto alle precedenti annualità che avevano registrato, fin dal 2010, un tasso negativo. Il cambiamento è tanto più significativo se si osserva che l’incremento ha riguardato soprattutto il Mezzogiorno (+66,5%) e il Centro Italia (+ 27,9%), ossia le due aree del Paese che avevano registrato nel 2015 le peggiori performance.

L’aumento delle assunzioni in apprendistato registrato nel 2016 (ultimo anno di rilevazione), tuttavia, compensa solo in parte la notevole perdita di contratti che si era verificata nel 2015 a causa dell’introduzione degli incentivi alle assunzioni. Nell’insieme (inclusi quindi i neoassunti), il numero totale degli apprendisti in Italia è di 381.526 individui, pari al 12,4% degli occupati della fascia di età 15-29 anni, con una diminuzione di -7,3 punti percentuali sul 2015.

Tra le tre tipologie di apprendistato delineate dalla normativa che si è succeduta a partire dal 2003, la forma professionalizzante continua ad essere quella di gran lunga più utilizzata, con il 96,5% sul totale, l’apprendistato di primo livello conta 10.682 lavoratori.   Le cessazioni di contratto, dovute a dimissioni o licenziamento, sono state nel 2016 127.996, con una riduzione del 10,6% sul 2015.

Gli apprendisti che invece hanno visto trasformare il proprio rapporto di lavoro in contratto a tempo indeterminato sono stati 81.483, il 4,8% in meno rispetto al 2015, calo da imputare anche alla fine degli incentivi per le assunzioni che avevano invece favorito le trasformazioni nella precedente annualità.

Dal punto di vista delle imprese si coglie un altro elemento di novità. Aumenta infatti – anche se in misura minima – la presenza di apprendisti nel settore vocazionale per eccellenza dell’apprendistato, l’artigianato, che passa dal 25,7% nel 2015 al 27,1% sul totale, mostrando quindi una inversione di tendenza rispetto al passato. I settori economici del terziario, pur continuando ad occupare la maggior parte degli apprendisti con il 64,8% dei contratti, presentano, insieme alle Costruzioni, la maggiore contrazione: Commercio (-12,0%); Attività professionali e servizi di supporto alle imprese (-11,3%); Costruzioni (-10,5%); Altre attività di servizi (-10,2%).

“Il Rapporto sull’apprendistato – chiosa Stefano Sacchi, Presidente dell’INAPP – mostra luci e ombre. La luce è quella in fondo al tunnel: con la crescita occupazionale impetuosa del 2016, dopo un quinquennio in calo costante e anche molto rilevante. Le ombre si riferiscono alle imprese, che trattano l’apprendistato alla stregua di un contratto di inserimento, scelto per il costo ridotto anziché per le opportunità che offre di formare personale con competenze specifiche. A questo fine l’azione del governo è volta a valorizzare l’apprendistato con maggiore contenuto formativo: di alta formazione (laurea e master) da un lato e per ottenere il diploma dall’altro. Tra i cardini del sistema duale all’italiana, entrambi prevedono la compresenza di studio e formazione e lavoro.”

Ufficio stampa INAPP:  Claudio Bensi, Valeria Cioccolo, 338-3893383  [email protected]

 

Tabella: Situazione occupazionale alla fine del 2015 della generazione di apprendisti assunti nel 2005

 

Per approfondire

XVII Rapporto monitoraggio apprendistato
Infografica

Allegati

Comunicato stampa
Tabella situazione occupazionale