Piattaforme digitali, indagine INAPP sulla dinamica economica e occupazionale

14.06.2018 – Si è aperto questa mattina presso l’Istituto Nazionale per l’Analisi delle Politiche Pubbliche (INAPP) il convegno internazionale su “Il lavoro e l’impresa nell’economia delle piattaforme”. La due giorni (qui il programma: https://bit.ly/2l9I478) è tesa ad analizzare l’impatto socio-economico della digitalizzazione con un’enfasi sulle piattaforme digitali: questioni aperte, evidenze empiriche e sfide per le politiche economiche e sociali.In questa occasione INAPP ha presentato il policy brief su “Le piattaforme digitali in Italia. Un’analisi della dinamica economica e occupazionale” a cura di Stefano Sacchi e Dario Guarascio, focus sugli andamenti economici e occupazionali recenti delle principali piattaforme operanti nel nostro Paese.

In linea con la tendenza mondiale, Google, Facebook e Amazon hanno visto una forte crescita di ricavi e salari per addetto, andando in controtendenza rispetto ai settori nei quali operano. La dinamica occupazionale risulta tuttavia di bassa intensità. Basti pensare ad esempio che nel 2016 in Italia Google e Facebook contano rispettivamente 195 e 22 dipendenti; questo è in parte spiegabile con la natura tecnologica e organizzativa delle piattaforme, che fa sì che il loro fabbisogno occupazionale sia volto principalmente a profili tecnici e manageriali.Tra i big player l’eccezione la fa Amazon, la piattaforma con il maggior numero di occupati con 1169 dipendenti nel 2016; questo dato si spiega con l’importante rete di raccolta e smistamento beni di Amazon Logistica e con una presenza massiccia di lavoro in somministrazione, caratterizzato da un turnover molto elevato. Qual è la situazione per le piattaforme specializzate nella consegna dei pasti? Le tre considerate – Deliveroo, Foodora e Just-Eat – si contraddistinguono per una bassa intensità occupazionale (tra i 45 e gli 80 dipendenti) e presentano tre modelli organizzativi diversi; mentre Foodora, a fronte di un ridotto nucleo di dipendenti, sottoscrive contratti di collaborazione coordinata e continuativa con i rider, Deliveroo utilizza contratti di collaborazione occasionale e rapporti di lavoro autonomo. Il modello Just-Eat prevede invece il coinvolgimento di un terzo soggetto chiamato esclusivamente a stipulare contratti di collaborazione con i rider.“L’analisi mette in luce alcuni punti, spiega Stefano Sacchi, Presidente INAPP. Il primo, banale ma che tendiamo spesso a dimenticare, è che le piattaforme non sono solo Foodora o Deliveroo, ed anzi queste piattaforme di lavoro sono una parte quantitativamente ridotta del fenomeno e a basso valore aggiunto. Le piattaforme globali come Google, Facebook o Amazon mostrano crescita dei ricavi e valore aggiunto notevoli, di molto superiori alle medie dei settori economici di appartenenza. Il secondo, che è forse il più importante, è che le piattaforme, anche quelle globali, occupano poco personale e pagano nel nostro paese poche tasse rispetto ai ricavi. Quindi c’è un problema molto rilevante di distribuzione dei guadagni delle piattaforme digitali, che da un lato non si trasformano in occupazione e dall’altro non alimentano la capacità redistributiva dello stato attraverso le imposte. Assieme al problema, molto sentito, di come garantire adeguata protezione sociale ai lavoratori della gig economy, la questione fondamentale dei prossimi anni è come redistribuire i guadagni di produttività e il valore aggiunto che vengono dal progresso tecnologico. L’alternativa è una società fortemente polarizzata, un modello insostenibile dal punto di vista della necessità di garantire sostegno politico diffuso alle democrazie liberali e incompatibile con la coesione sociale”.In occasione dell’iniziativa di questi due giorni, INAPP ha inoltre presentato un secondo policy brief  Natura delle mansioni e dinamica dell’occupazione italiana a cura di Valentina Gualtieri, Dario Guarascio e Roberto Quaranta, i cui risultati mostrano come le professioni caratterizzate da una prevalenza di mansioni routinarie tendano ad essere penalizzate in termini di dinamica occupazionale. Al contrario, le professioni connotate da mansioni ad alto tasso di creatività si caratterizzano per un minor rischio di sostituzione. Si iniziano a notare quindi in Italia i tratti della polarizzazione dell’occupazione in connessione al cambiamento tecnologico, come negli Stati Uniti, nel Regno Unito e in vari altri paesi europei.

Portavoce del Presidente

Silvia Zingaropoli

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Ufficio Stampa

Valeria Cioccolo

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Per approfondire

Policy brief: Le Piattaforme digitali in Italia
Policy Brief: Natura delle mansioni e dinamica dell'occupazione italiana

Allegati

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Infografica: Lavoro e impresa nell'economia delle piattaforme
Infografica: Cambiamento tecnologico, mansioni e occupazione